Versi di Czesław Miłosz e di Alberto Arbasino
due poesie per sostituire Pabuda (*)
Non mio
Fingere tutta la vita che il loro sia il mio mondo,
e sapere quanto infamante sia tale finzione.
E tuttavia che fare? Se mi mettessi a urlare
e a profetare, nessuno sentirebbe.
Non a questo servono i loro microfoni, gli schermi.
Altri simili a me vagano per le strade
e parlano da soli. Dormono al parco, sopra una panchina,
o nei sottopassaggi, sull’asfalto. Troppo poche le carceri
per rinchiudervi tutti i poveri del mondo.
Sorrido e taccio. Ormai sono al sicuro.
Sedermi a un tavolo di eletti – questo mi riesce bene.
[da «Il cagnolino lungo la strada», traduzione di Andrea Ceccherelli]
Rispettare i princìpi
Norberto Bobbio: rispettare i pincìpi
che l’altro non rispetta, osservare
i patti che l’altro calpesta, non rispondere
con la forza alla forza, con
l’astuzia all’astuzia … Più
direttamente Robert Mitchum: io
gioco pulito, ragazzi, ma se
vi scopro a barare, vi porto
via anche le mutande, e poi
vi sparo nel culo!
[da «Epigrammi italiani»]
(*) Qui, la domenica alle 14, comanda Pabuda con le sue neuropoesie, come – il sabato sera – in bottega regna “cicala”. Ma oggi, 5 maggio, Pabuda è assente (giustificato) e allora lo abbiamo sostituito. Facile a dirsi. Ma con cosa si “rimpiazza” una neuropoesia? Per un attimo abbiamo pensato a certi versi “scolastici” sul 5 maggio ma forse lo scherzo rischiava di essere preso sul serio. Così abbiamo optato per due testi (rubati all’archivio di cicala); uno drammaticamente serio e l’altro volutamente cialtrone. Che dite? E sopratttutto: ci si rivede fra 7 giorni?