«Vietato calpestare le rovine»
db si entusiasma per i racconti di Andrea Appetito: un libro che regalerei (o presterei) con gioia alle persone che amo
«Tutti i tessitori di trame sono soli» si legge in «Barcelona», uno dei racconti più avvincenti – in verità nessuno è men che bello – dell’antologia «Vietato calpestare le rovine» di Andrea Appetito, pubblicato (96 pagine per 15 euri) da Effigie, casa editrice assai controcorrente e dunque interessante.
Rischiando lo spoiler svelerò che il tessitore di «Barcelona» è morto, ora annota tutto su diari: «la mia opera di raccolta serve a costruirmi una nuova identità». Non aspettatevi un giallo però.
Ha il nome di una città – «San Pietroburgo» – anche il brevissimo racconto che apre l’antologia, quello che inizia a portarci «alla deriva».
Attraverseremo molte altre città: «Praga» con l’incredibile storia di un monumento e di un pianoforte a coda; «Norwich» con la monaca Susan e la vecchia Giuliana in tempi di peste; «Damasco» con il poeta Kamil al-Mutallah che imparò a non aver paura dell’amore; «Arkhangelsk» (in russo significa proprio arcangelo) dove Teofane, vecchio pittore di icone, farà il suo laico miracolo; a «Tampere» per la precisione alle «19,55 del 21 giugno» incroceremo un italiano misterioso; andremo anche a «Roma», che è stata sommersa, e qui troveremo le rovine da non calpestare; a «Berlino» c’è il dolore; a «Lisboa» conosceremo Emidio, muratore anarchico, e Leonina alla quale «non piaceva addomesticarsi»; a «Buenos Aires» può capitare anche ai boia di far figli belli; a «Tripoli» ritroveremo un pezzo di storia con Omar al-Mukhtar, “il leone del deserto” (*) e forse faremo i conti con la vergogna.
Passeremo per «L’isola delle nebbie»: il prezzo per leggere un racconto straordinario sarà un finale dolentissimo quanto realistico.
Incontremo – in «Bad Freienwalde» – un impresario del Terzo Reich all’apice del successo e la sua amante Gisela che però non si chiama così e nelle ultime righe farà i conti con 10 anni di fuga.
Il cineclub di «Blackwell’s Island» è molto particolare, specie quando «partecipa un quinto elemento, il sorvegliante: sta in disparte… e prende appunti». Qui avremo la conferma che bisogna prendere molto sul serio i film di John Ford.
Ecco l’infinita attesa dei barbari, che sono già qui, in «Heimat» con un breve salto – un occhio strizzato – verso la San Pietroburgo che aveva aperto i racconti.
Ho letto molte storie sui pugili ma «Mompox» va in profondità come le migliori (poche).
Nel rifugio-ristorante di «Hogansport» (un solo tavolo… strano) Andrea Appetito ci proverà che si può fare horror con quasi nulla. E se vi sembra facile…
Solo cinque righe per «Mèng» il racconto conclusivo, una sorta di “giallo” a rovescio che a qualcuna/o forse ricorderà Fredric Brown oppure… Max Aub.
Lunghi o brevi che siano i 19 racconti di questa antologia sembrano scritti da una quindicina di autori, anzi «tessitori di trame», differenti. Quasi nessuna storia assomiglia a un’altra per stile, personaggi, luoghi, immagini. Una eccitante, continua sorpresa.
In conclusione… Se fossi colto da improvvisa ricchezza questo è uno dei 4 libri che per ben iniziare il 2020 regalerei. Ci ragionavo (per contrappasso) in un giorno di “povertà”e avevo anche fatto la mia immaginaria listina dei doni. «Vietato calpestare le rovine» a chi ama i racconti; «Wqkj» (il titolo lo svelo fra qualche giorno, quando lo recensisco) per chi adora i romanzi che attraversano generazioni; «Qwzx» (idem) per chi si perde fra le nuvole… dei fumetti; «Yhjk» (idem bis) per chi cerca e trova tesori nella saggistica politica. Beh, mica vuol dire che nel 2019 non ho letto altri libri beeeeeeellissimi; significa solo che questi sono i 4 più recenti
(*) se non sapete chi è … qui in “bottega” se n’è scrittto più volte. Per esempio qui: Il ribelle Omar e il boia di Affile
NOTICINA: se i treni sono in ritardo, fffffffiguratevi le recensioni di db
Anche questa mia recensione arriva “lunga” e così va a collocarsi nella serie (o rubrica?) «Chiedo venia». Come ho già scritto mi è capitato, mi capita e continuerà a capitarmi di non parlare tempestivamente in blog di alcuni bei libri letti e apprezzati. Perché? I motivi sono tanti, sia seri che banali: a volte – come in questo caso – indugio nella ricerca del momento giusto per rendere la grande emozione ricevuta in regalo dal testo ma poi invece vengo risucchiato e soffocati dal quotidiano o dalle stanchezze. Dunque chiedo venia. [db]
Daniele, a distanza di tempo ti scrivo per ringraziarti ancora delle tue parole, della preziosa recensione e condivisione.