Violenza sessista, che fare?

Recensione a «Il lato oscuro degli uomini» – «la violenza maschile contro le donne: modelli culturali di intervento» – a cura di Alessandra Bozzoli, Maria Merelli, Maria Grazia Ruggerini (*)  

Quando la cronaca ci parla di violenze contro le donne spesso avvertiamo un vuoto. Sappiamo molto delle vittime e quasi nulla dei violenti. Chi sono? Come intervenire nei loro confronti? Ci servono leggi più severe o è soprattutto questione sociale e culturale?

In questi giorni Ediesse pubblica «Il lato oscuro degli uomini» (448 pagine per 20 euri) che prova a colmare questo vuoto. Un libro importante per indagare i vissuti degli autori di violenze sulle donne e di femminicidio. E per raccontare cosa si sta facendo con i maltrattanti. In molti Paesi da tempo gli uomini violenti hanno la possibilità (o l’obbligo) – nei centri, pubblici e privati, di ascolto o nelle carceri – di confrontarsi con il loro lato oscuro, di capire e provare a cambiare. La ricerca racconta i punti comuni e le differenze di approccio in Austria, Australia, Canada, Gran Bretagna, Norvegia, Spagna, Svizzera e Usa. Con gran ritardo anche l’Italia affronta la questione: la mappa racconta in dettaglio una decina di città (nessuna sarda) che, in forme assai diverse, affrontano il dramma della violenza tentando di capire come “guarire” gli autori. Tutte città del centro-nord perché nell’Italia meridionale quasi nulla (solo a Caserta è partito un progetto) si muove.

Leggi più dure non bastano, compreso l’ultimo decreto del governo del quale il libro (in un’appendice) fornisce una lettura assai critica. Con una battuta facile ma motivatissima si potrebbe sintetizzare che non di ordine pubblico si tratta ma di disordine privato. Oppure di un “ordine” non scritto (e smentito oggi dalle leggi) che attribuisce al maschio ogni potere sulle donne. Del resto non è così lontano, in Italia, il tempo del «delitto d’onore» o di un Codice Penale che assegnava al marito il potere di intervenire per «correggere» la moglie al pari dei figli. Esiste dunque un’antica, radicata idea di inferiorità delle donne che facilmente si traduce in disprezzo e violenza. Permangono, nella pubblicità come nella vita quotidiana, e forse crescono modelli di educazione all’idea che le donne, il sesso e persino l’amore possano essere comprati o siano “dovuti” ai maschi. Ciò significa che la violenza sessista trova complicità, giustificazioni o indifferenze, silenzi che altri crimini non hanno. Significa ancora che parlare di patologia, raptus, comportamenti inspiegabili non consente di capire dove quelle violenze nascano, quanto lunga e forte sia la catena (anche educativa e familiare) che le sorregge.

Da qui il doppio sottotitolo del libro: «la violenza maschile contro le donne» e «modelli culturali di intervento». Le tre curatrici – Alessandra Bozzoli, Maria Merelli, Maria Grazia Ruggerini – si confrontano con riflessioni e proposte ma anche con le esperienze di operatrici e operatori con ruoli molto diversi. Sul versante degli uomini è particolarmente importante il contributo di Marco Deriu, Roberto Poggi, Claudio Vedovati e altri che fanno parte di Maschile Plurale, una rete (piccola ma attivissima) di uomini che da anni fanno i conti con il femminismo e con l’idea di un’altra virilità costruita senza il supporto del potere patriarcale e della violenza a esso sottesa.   

(*) Questo mio articolo è uscito (parola più, parola meno) sul quotidiano «L’unione sarda» del 25 novembre. Aggiungo al volo che le città italiane dove esistono iniziative con i “maltrattanti” sono Bergamo, Bolzano e Rovereto, Firenze, Genova, Milano, Modena, Roma, Torino e Trieste. (db)

 

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