Vita e morte in ostaggio

di Monica Lanfranco

Ingannevole, ideologico, autoritario. Sono queste le tre parole scelte, non a caso, dal Comitato che sta raccogliendo migliaia di adesioni di intellettuali e di cittadini e cittadine comuni al sito www.autodeterminazione.it contro un progetto di legge su ‘Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento’, slittato di qualche giorno nelle discussione parlamentare ma che incombe sulle nostre teste nella gigantesca confusione del governo e del suo premier, che oltre ad essere ormai da troppo tempo fuori ogni controllo accumula anche grottesche esternazioni, tra cui spicca quella secondo la quale sui ‘temi etici e scuole cattoliche il governo terrà conto delle indicazioni della gerarchia ecclesiastica’, che detto da lui certo suona alquanto surreale.

Senza mezzi termini l’appello dice che se il testo delle Disposizioni fosse approvato nella forma attuale le persone vedrebbero gravemente limitati i propri diritti e sarebbero espropriate della possibilità di governare liberamente la propria vita e il diritto all’autodeterminazione, definito fondamentale dalla Corte costituzionale con la sentenza 438 del 2008, sarebbe cancellato. Chi ha pensato l’appello non si limita a chiedere firme, ma ha messo anche a disposizione un documento analitico di valutazione del progetto di legge, già inviato ai parlamentari e rintracciabile sul sito: un modo importante per condividere saperi e riflessioni su un argomento, come in particolare il fine vita, che in Italia si fatica a discutere.

Quando, nel settembre 2009, un gruppo di donne, al quale partecipò anche Mina Welby, su invito della rivista Marea e di Erminia Emprin Gilardini si riunì a discutere di Corpo indocile e di autodeterminazione nelle scelte della vita e del fine vita, redigendo poi il numero della rivista dedicato a questo tema, l’intuizione era stata evidentemente quella giusta: in Italia, dopo la pesante sconfitta subìta con l’approvazione della legge 40 sulla fecondazione medicalmente assistita, era in atto un pericolosissimo attacco alla visione laica della libertà di disporre del proprio corpo, che aveva come primo atto la revisione in senso restrittivo della legge 194 sull’interruzione di gravidanza per poi passare, dopo il caso Welby ed Englaro, alla blindatura sui temi del fine vita.

Nella sua riflessione Emprin Gilardini scriveva: “Quando si parla di umanizzazione della medicina si pensa generalmente alla fragilità della persona malata nella sua qualità di assistita/o, consegnando chi esercita la professione medica a una dimensione sovrumana, alla quale si richiede non solo un sapere, ma la conoscenza del senso stesso dell’esistenza umana, di un lasciare o non lasciare nascere, vivere e morire che trascende uomini e donne fatti di carne, sangue, muscoli, ossa, storia e cultura, compreso il medico. Si costruisce così una figura dalla quale ci si attende che detenga e sia nello stesso tempo responsabile della competenza legittima su questi temi”.

In questo progetto di legge l’alleanza terapeutica tra paziente e medico è sostanzialmente vanificata da un testo che pone ripetutamente il medico di fronte al rischio di responsabilità penali:  il medico, quindi, sarà indotto a tenere comportamenti ‘difensivi’, dettati dall’esigenza di porsi al riparo da responsabilità, piuttosto che orientati all’autentico ‘bene del paziente’. Il consenso informato della persona  è sostanzialmente cancellato: alla persona vengono imposti comportamenti e sottratte possibilità di decisione, si introduce un ‘obbligo di vivere’ in contrasto con la libertà di scelta del soggetto interessato, del suo ‘potere di disporre del proprio corpo’ (Corte costituzionale, sentenza 471 del 1990). Le dichiarazioni anticipate di trattamento altro non sono che una inutile macchina burocratica: inutile, perché prive di ogni valore giuridico vincolante e perché viene escluso che la persona possa esprimere la propria volontà proprio in relazione ai trattamenti sanitari che più possono incidere sulla sopravvivenza, come l’alimentazione e l’idratazione forzata.

Non è un caso che proprio i movimenti delle donne abbiamo sempre messo in primo piano non solo la necessità di partire dal corpo anche e soprattutto se si parla di vita e di morte, ma anche abbiano perseguito, quando si è percorso il cammino legislativo, la strada normativa più aperta e inclusiva possibile.

I movimenti delle donne non hanno mai chiesto leggi escludenti, né per la regolamentazione dell’interruzione della gravidanza, né per la procreazione assistita. Il principio è sempre stato quello di permettere, laddove ce ne fosse il bisogno, che il soggetto femminile potesse accedere a dei servizi. Anche sulla questione del fine vita le richieste sono sempre state ispirate a questo principio; Peppino Englaro ha sempre detto di volere seguire il desiderio della figlia nel non essere tenuta in vita artificialmente, e mai ha sostenuto che questa fosse l’unica visione e scelta possibile.

E’ in gioco troppo della storia del pensiero e alla pratica laica per stare alla finestra a vedere come va a finire.
www.monicalanfranco.it
www.altradimora.it
www.mareaonline.it
www.radiodelledonne.org
“Non si può smantellare la casa del padrone con gli attrezzi del padrone”
Audre Lorde

Redazione
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6 commenti

  • Come maschio che sono coinvolto ma non sono stato mai ne saro’ complice,posso fare solo una cosa: mettere quel poco che ho a vostra protezione,a nostra protezione,perchè solo tenendoci per mano forse impareremo a camminare. DB io non son capace ma ti sarei grato se ,in nome della nostra perduta innocenza(12/12/69) donialle nostre Compagne la ballata delle Donne di Edoardo Sanguineti,che cmq è sulla mia pagina di feis buk. Hasta Marco detto dalle Compagne il monello

  • Bene. So che scatenero’ un casino “biblico” con queste mie parole,per fortuna che Daniele Barbieri ha perso la nostra innocenza insieme a me il 12/12/69. Ma qualcuna si è accorta che Garage Olimpo era una pratica usuale in italia negli anni 74 -79? che quando stavamo(ad esempio personale,prelevato dalcarcere di perugia,trasferito alla rocca di pesaro,sequestrato per 70 ore ,incappucciato 5 o 6 finte esecuzioni,non son capace di ricordare, e poi la corrente attaccata ai creapopoli,che non ho mai potuto avere figli (tutti i cuccioli sono miei figli guai guai grossi a chi li tocca) e nella stanza accanto ascoltavo le urla delle mie Compagne e mi ritenevo fortunato che ero maschio,al massimo mi potevano spaccare il culo con i manganelli,ma cosa facevano la a tre metri di distanza alle nostre Compagne? Ma di cosa si parla? ma non ricordate Franca Salerno in cinta di otto mesi presa a calci nel ventre appena assassinato Antonio Lo Muscio il suo compagno? ma de che cazzo state a blaterare….che miseria che tristrezza Compagne care… Buona vita e non vi amareggiate, di iporisia ce ne è a sfare,basta e avanza

    • caro Marco,
      sono d’accordo a metà.
      E mi spiego.
      Non capisco perchè devi contrapporre la memoria (e la rimozione imposta) delle pratiche di tortura nell’Italia degli anni ’70 a questo accorato appello di Monica perchè la fragilissima (moribonda forse) democrazia italiana non si doti anche di leggi “etiche” che negano alle persone il diritto fondamentale a disporre del proprio corpo, della propria esistenza.
      Proviamo a ricostruire quelle pagine nere degli anni ’70, a capirne la terribile continuità (Genova 2001 e non solo) e ragionare – come fa Amnesty – sulle prassi silenziose che in Italia consentono di torturare alcune persone che fanno parte di “gruppi precisi”: i rom in testa, i cosiddetti clandestini e spesso chi viene etichettato di nuovo come “pazza/o”. Capire e opporci.
      Questo non ci impedisce (perchè dovrebbe?) di ragionare e opporci su altre questioni decisive e drammatiche come quelle che qui ricorda Monica.
      Ho perso l’innocenza sì e, come ho scritto più volte, non mi riconosco in una democrazia dove i diritti dei più ricchi passano sopra tutto. Ma finchè c’è qualche legge decente da difendere provo a farlo mentre tento (con le mie e le nostre fragili forze) di oppormi all’ingiustizia che cresce e allo sfruttamento vecchio-nuovo. (db)

  • Perdonami DB celo sai che nun so sta zitto…senno’ nun avevamo manco scritto “La strage di stato” Che la vita vi sia leggera care e cari compagni,per noi lo è, siamo riusciti a sopravvivere al ventre della bestia…

    • so per certo che su codesto blog passano anche persone giovani (quante non so) e dubito che la maggior parte di loro sappia cos’è “Strage di Stato”.
      Magari una volta io, Marco e altre/i ne racconteremo: con tutti i suoi difetti è un GRAN libro, importante da un punto di vista storico e politico ma anche come indicazione per un “metodo” di lavoro.
      Nel frattempo chi fosse colto da curiosità, può trovare il libfro in una bella ristampa da Odradek. (db)

  • Chiedo perdono soprattutto a Monica e a Daniele,’che’ ho sclerato scrivendo su questo articolo quando ne avevo un’altro in testa di alcune compagne che scrivendo di diritti ed Umanita’ di tutti i paesi parlavano tranne dell’ita(g)lia,come se qui non ci fosse la pena di morte ed il permesso di torturare(come ben ricorda DB,Genova 19-20-21 luglio 2001,Aldovrandi,Cucchi,Mastrogiovanni…un elenco profondo come il mare di Umane ed Umani sequestrati ed assassinati).Credo sia stata l’ora tarda e la stanchezza a farmi scrivere qui(pensate ho riacceso il pc piccino apposta dopo aver a lungo meditato se fosse il caso ed ho sbagliato articolo,l’altro non era neanche su questo blog…)Chiedo di nuovo perdono per il mezzo neurone che mi rimane,comincia a scollegarsi anche questo… Un abbraccio a Monica che ho ignorantemente coinvolto nei miei deliri:condivido al cento per cento quello che ha scritto qui sopra.

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