VITE PARALLELE
antonio gramsci e rita levi montalcini: un incontro reale e immaginario a ghilarza
di gian luigi deiana
un incontro immaginario necessita ovviamente di immaginazione, e l’immaginazione a sua volta necessita di tessitura e di cuciture: se questa orditura si realizza come un’opera di sartoria collettiva può avvenire una specie di miracolo, e il luogo maggiormente deputato per questo genere di miracoli è classicamente una scuola;
è potuto avvenire così, nell’aula magna del liceo di ghilarza, che alcune centinaia di alunni si sono potuti immergere in una narrazione inusuale: la narrazione resa da piera levi montalcini, nipote dell’indimenticabile rita, sulle vicende della vita di sua zia; piera si presta molto generosamente a incontrare i giovani nelle scuole, ma un incontro di questo genere a ghilarza, il paese di antonio gramsci, assume un carattere particolare; del resto la particolarità dell’evento è dovuta proprio alla collaborazione tra la locale storica “associazione per antonio gramsci” e i docenti del liceo scientifico;
e dunque, seguendo le tracce di due biografie apparentemente distanti, possiamo intravvedere gli incroci inconsapevoli dei passi che hanno segnato quelle tracce: sono tracce ormai incancellabili nella storia del “mondo grande e terribile”, ma esse sono state segnate da due esistenze piccole e gentili, quella di antonio e quella di rita, così inconsapevolmente vicine nel decennio decisivo del ‘secolo breve’;
rita levi montalcini nacque a torino nel 1909; aveva dunque appena due anni quando antonio, allora ventenne, arrivò a torino: ghilarza e torino, per il giovane antonio, cominciano quindi a legarsi in quel trasferimento segnato da una incrollabile speranza e da continue condizioni di disperazione;
gramsci viene arrestato a roma nel 1926, quando la giovane rita prefigurava la sua vocazione per la medicina; quando lui morì, nel 1937, il regime si apprestava a varare le leggi razziali; a partire dal 1938 gli ebrei italiani furono estromessi dalla frequenza delle scuole, dall’insegnamento e dalle professioni in genere: a rita fu quindi negato l’esercizio della professione;
da lì, da quegli anni maledetti, in qualche modo iniziò per entrambi una nuova vita: la figura e il pensiero di antonio divennero indelebili nella resistenza al fascismo, nel riscatto della vita nazionale e nella ideazione del nuovo umanesimo; la figura e l’esplorazione scientifica di rita transitarono dall’oscurità di laboratori marginali al premio nobel e al plauso mondiale;
ebbene, ovviamente le domande poste a piera dai ragazzi della scuola erano come magnetizzate da tre temi: il razzismo, la scienza, la donna;
piera levi montalcini, che ha curato in modo certosino il reperimento di tutte le tracce di vita della zia, racconta che una delle prove scolastiche giovanili cui rita attribuiva molta importanza fu la cucitura di una camicia; strano esordio per una delle più eccelse figure della storia della scienza: l’orizzonte dell’impossibile, nella prova scolastica di cucitura di una camicia;
è una cosa curiosa: negli anni in cui il giovane antonio gramsci frequentava l’università a torino, con un misero corredo di vestiti e il freddo pesante per un fisico tanto debole, era davvero scarso l’aiuto che la famiglia poteva assicurare per lui: pure, la madre non si arrese mai: e cosa faceva, la madre? cuciva camicie per la gente del paese; fu così che essa finì per intessere, per un figlio così provato, il destino di una gloria impossibile;
il celebre cantico scozzese intitolato “scarborough fair”, immortalato mezzo secolo fa da paul simon e art garfunkel, narra di un giovane che chiede all’amata, come prova del suo amore, una camicia senza cuciture, resa candida in una sorgente senza acqua; lei a sua volta chiede a lui, come prova del suo amore, di coltivare un acro di terreno senza terra, da arare con un corno di capra e da mietere con una falce di cuoio: il testo finisce affermando che il vero amore vive sempre sulla soglia dell’impossibile; questo è il senso della tessitura, la cucitura di ogni giorno di vita;
la questione femminile, “la donna”, rappresenta un luogo disertato dalla riflessione di antonio: egli appare straordinariamente sensibile alla dimensione familiare della femminilità: la figura di sua madre, come quelle delle sorelle, della moglie, delle cognate e delle nipotine appaiono disegnate con estrema intensità, e tuttavia è pressoché monca la percezione sociologica della questione femminile, ormai montante nella trasformazione sociale; ebbene, su tale questione la nostra piccola rita, per anni impegnata nelle oscurità di laboratorio a indagare sugli enigmi cellulari, e apparentemente estraniata dalle contraddizioni sociali, avrebbe molto da insegnare al nostro piccolo antonio: la questione femminile, come il problema della metà del cielo, appare a lei assolutamente chiara;
invece, per quanto riguarda la concezione della scienza, e in particolare il continuo rischio fatale dell’autodegradazione della scienza in tecnica, e quindi il rischio della scissione tra scienza e pedagogia, e di autodegradazione dei processi educativi in processi di ammaestramento, il pensiero di entrambi coincide in pieno; cosa è quindi ciò che preoccupa antonio, e che preoccupa rita, sulla prospettiva sempre più accelerata della ricerca scientifica, quindi delle scoperte e quindi delle applicazioni?
è questo: il continuo sfuggire del senso del limite: come ebbe a scriverne, con inarrivabile e drammatica poesia, il vecchio anassimandro, il rischio continuo di precipitazione umana nell’apeiron, l’indistinto, e di perdita dell’ordine del tempo;
sempre mezzo secolo fa, tra le espressioni di quel magico balenare del sessantotto, un altro canto mistico espresse questo timore; si intitolava “epitaph” e si chiudeva con queste parole: “la conoscenza diventa un’amica mortale, quando non resta più nessuno a segnare il limite: perché il destino dell’umanità, per quello che oggi vedo, è in mano a dei pazzi”: in the hands of fouls.
Da qui fb g.luigi.deiana
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il disegno “Vedere oltre” è di B. Moi, 2016