Vivere il proprio amore alla luce del sole per far nascere l’arcobaleno
di Valentina Bazzarin
In questi giorni la nostra attenzione è tutta concentrata dalle grandi stragi dovute a eventi naturali come i terremoti o all’incapacità di restare umani come la strage di persone nel Mar Mediterraneo. Eppure qualche trafiletto di cronaca nazionale o internazionale ci segnala episodi striscianti di violenza e intolleranza verso chi ha un’identità di genere o sessuale diversa da quel che viene considerata “la norma” o chi vorrebbe costruire (o ha già costruito) una famiglia “arcobaleno”.
A Madrid nella Gran Via come a Rovigo in Corso del Popolo ragazzi omosessuali sono stati aggrediti – anche da un famoso pugile – e malmenati solo per aver esternato la propria identità e aver messo di fronte alla diversità le comunità represse, aggressive e impaurite dall’affetto, dalla solidarietà e dalla complicità. Senza soffermarci sull’evento di cronaca, diamo spazio in “bottega” alla speranza, segnalandovi un seminario a Salerno e un messaggio di solidarietà condiviso dall’assessore di Solesino (un piccolo comune tra il polesine e la bassa padovana) e pubblicato dal «Gazzettino», augurandoci che questi due segnali aiutino a conoscere, a capire e a riflettere.
«Alla coppia di ragazzi va tutta la mia vicinanza in un momento così difficile» commenta Matteo Pegoraro, consigliere nel vicino comune di Solesino (Padova) ed esponente della comunità gay, «ma anche la stima e l’ammirazione per non aver abbassato la testa e aver vissuto il proprio amore alla luce del sole, seppure in un territorio dove spesso tutto ciò che si discosta dal comune modo di vivere viene guardato con diffidenza e sospetto. L’amore di questi due ragazzi, visibile nonostante il pericolo concreto di discriminazioni e violenze come quella subita» prosegue Pegoraro, che nel 2013 si era candidato a sindaco suscitando le ire di un sacerdote che l’aveva accusato di commettere peccato mortale e di rovinare il nome del paese perché gay, «è molto più coraggioso di mille cortei, e dimostra quanto poco le istituzioni locali, specie nella zona del polesine e della bassa padovana, abbiano fatto e stiano facendo per educare i cittadini e le famiglie alle differenze, al rispetto dell’altro, alla lotta contro omofobia e transfobia; una politica omertosa che spesso finisce per tutelare solo le opinioni di chi si batte il petto in difesa della famiglia tradizionale additando i gay come malati e fomentando l’intolleranza. Mi auguro che le autorità identifichino al più presto il colpevole di questo gesto vile, frutto di ignoranza e paure», conclude il consigliere, «ma soprattutto spero che la città di Rovigo e i comuni vicini si stringano attorno ai due ragazzi dimostrando loro solidarietà ma soprattutto sostenendo una battaglia di civiltà in cui ognuno, e la politica in primis, deve necessariamente fare la sua parte».
Per chi fosse interessato ad approfondire il tema dei diritti per le famiglie omogenitoriali, oggi a Salerno, in occasione della «Festa Nazionale delle Famiglie», nell’aula delle Lauree dell’ex Scienze Politiche del Campus di Fisciano, viene proposto il seminario didattico “La questione della cittadinanza per le Famiglie Arcobaleno“. L’invito al seminario spiega:
«Di recente in Italia il mondo politico e l’opinione pubblica stanno affrontando il tema delle tutele e della cittadinanza per le coppie e le famiglie omogenitoriali. L’OGEPO <http://www.biblioteche.unisa.it/cpo/centro_studi_pari> (Osservatorio interdipartimentale per gli Studi di Genere e le Pari Opportunità) di UniSA, in linea con i suoi interessi di ricerca e i suoi obiettivi formativi, ha accolto la proposta dell’Associazione Famiglie Arcobaleno di dedicare una giornata di studio a questi temi il 29 aprile, nell’ambito della Festa nazionale delle Famiglie 2015, organizzata quest’anno proprio a Salerno. Si intende, infatti, promuovere la riflessione su una questione che finora ha trovato silenzio o netta opposizione. Il Campus di Fisciano accoglierà in particolare, e non a caso, studiosi di università del Sud (Salerno, Napoli, Benevento, Bari, Foggia) che osservano le nuove famiglie e riflettono su problematiche riguardanti vari ambiti: dal diritto alla sociologia, dall’antropologia alla psicologia, al mondo della scuola e dell’educazione. L’obiettivo principale è il confronto di opinioni ed esperienze nonché la diffusione, sul piano formativo e nel mondo del lavoro, della sensibilità contro ogni tipo di discriminazione. Sarà interessante analizzare, tra l’altro, anche la risposta alla Festa delle Famiglie che riserverà la città di Salerno».
SEGNALO ANCHE QUESTA PETIZIONE
Vincenzo Rao, membro dell’Associazione Omosessuale di Palermo Articolo Tre, rischia di essere condannato per diffamazione per aver espresso una propria opinione. La sua disavventura è cominciata dopo che l’associazione di cui fa parte ha emesso un comunicato per commentare l’atto di appello di un pubblico ministero. Il comunicato criticava la “grettezza machista, omofoba e misogina” espressa dal testo del giudice, un ricorso ai danni di un’insegnante sotto processo per aver punito un alunno che aveva impedito a un compagno di classe di entrare nel bagno dei maschi, definendolo “gay e femminuccia”.
Il pubblico ministero, letto il comunicato, ha sporto denuncia per diffamazione. Vincenzo Rao è stato condannato. Se la sentenza verrà confermata, si creerà un pericoloso precedente, che rischia di intimorire la libertà di critica e di pensiero nei comuni cittadini.
Firma la petizione su http://email.change.org
Grazie DB! Invece io vi segnalo una convincente analisi di Gian Enrico Rusconi, intitolata “Tra istanze pastorali e problemi di dottrina. Papa Bergoglio e il sinodo di famiglia” pubblicata nel primo numero del 2015 della rivista de Il Mulino. Perché lo trovo interessante? Secondo l’autore nella prospettiva religiosa ed etica del papa argentino “famiglia” viene utilizzato come “un termine generale e un po’ pudico per indicare l’intera problematica della sessualità.” Inoltre, sempre secondo Rusconi: “quando [il Papa] parla della famiglia la intende come “condizione naturale” dei rapporti uomo e donna secondo la tradizione, ma non utilizza questa terminologia come una clava, come fanno altri esponenti della gerarchia che la elevano a discriminante fondamentale per giudicare la qualità morale della famiglia. Anche qui la semantica conta. Almeno sinora.”. L’articolo continua citando alcune contro-argomentazioni, ma il fatto che l’omosessualità sia un tema affrontabile dalla chiesa cattolica e che la visione della famiglia sia a questo indissolubilmente legata apre nuovi spiragli – almeno in termini di discorso mediatico – per chi non accetta le storiche discriminazioni ammantate da precetto religioso.