Voci dalla rete
Di sicuro conoscete Kamla Bhasin: femminista, economista e sociologa indiana.
No?
Avete certamente letto qualcosa di Raquel Garcia Vidana, delegata della sua comunità in Messico.
Davvero no?
Però vi sarà arrivato sul computer qualche scritto dell’americo-irachena Zainab Salbi, che fra l’altro è co-fondatrice e presidente di Women for Women International.
Possibile?
Almeno vi sarete imbattute/i nelle danzatrici degli alberi, insomma uno spettacolo del Kamoto Community Atrs, gruppo di teatro-ballo femminile dello Zambia?
Ma daaaaaaaaaaaaaaaaaaai.
Ultimo tentativo: siete al corrente del gran casino che, a Mosca, ha scatenato Yevgenia Chirikova per difendere la foresta di Khimki?
Se anche stavolta avete risposto no…. questo un po’ mi rassicura (non sono l’unico a non sapere) e molto mi rattrista: perché siete proprio nella mia stessa situazione e io non credo che “ignoranza comune sia mezzo gaudio”, anzi.
Possiamo però – io e voi – uscire da questa non conoscenza leggendo le bellissime (in alcune occasioni drammatiche ma a volte piene di allegria, genialità e sconcertante semplicità) storie pescate da Maria G. Di Rienzo nel libro «Voci dalla rete» ovvero «Come le donne stanno cambiando il mondo» che è appena stato pubblicato da Multiverso di Udine (240 pagine per euri): sarà in libreria a fine settembre ma potete già acquistarlo su www.forumeditrice.it o allo 0432 26001.
Chi passa spesso su codesto blog ha di sicuro incrociato gli articoli o le traduzioni di Maria G. Di Rienzo: preziosi gli uni come le altre. Ci provochino dolore o gioia, è impressionante che queste storie siano perlopiù ignote anche alle persone meglio informate e che credono nella difesa dei diritti umani. Non so davvero se in altri Paesi vada un po’ meglio (spero di sì) ma in Italia sembra una pazzia – o uno scoop – dire che al mondo c’è una guerra contro le donne; e che per fortuna molte di loro si sono organizzare non solo per difendere le loro vite ma anche per esigere i diritti fondamentali. Il messaggio che arriva dal libro, drammatico ma positivo, è ben sinterizzato nella frase in copertina: «Trasformare le relazioni fra i generi è oggi l’ultima frontiera per il cambiamento sociale. In tanti luoghi del mondo, le donne sfidano condizioni di marginalità o di vera e propria sottomissione, sceneggiando in modo diverso le loro vite. Lo fanno con energia, intelligenza, coraggio e perseveranza. E’ un messaggio per tante altre donne che, leggendo delle loro esperienze, troveranno la forza di agire in prima persona».
Se in questo periodo vincessi al Totocalcio (impossibile, visto che non ho mai giocato) o ricevessi una imprevista eredità, dopo aver “onorato” le necessità primarie, acquisterei 100 copie di questo libro non per regalarle ad amiche-amici (spero che loro lo comprino o vadano a cercarlo in una buona biblioteca) ma per donarle un po’ alla volta alle persone sconosciute con le quali sempre più spesso (ormai mi chiamano piattola o presa-rapida) attacco discorso.
A voi che state leggendo(mi) non racconterò le storie – nemmeno una – ma accennerò solo ad alcune protagoniste.
Per esempio Helda Martinez dell’associazione «Mani di donne» in Colombia; Teisha di Srebrenica; Durga Sob in Nepal; Sally, una «sposa bambina» in Yemen; Aqila in Pakistan; le invisibili donne del Congo saccheggiato; Monica Piloya in Uganda; le madri delle vittime di piazza Tiananmen; Shadi Sadr; Nawal El Saadawi; Galia Golan; Asmaa Alghoul… e tutte le altre: donne dei villaggi e attiviste, operaie e avvocatesse, paria oppure giornaliste, nei luoghi natii o nell’esilio. Ci le trickster, le “divine buffone”. E c’è anche un uomo, Anwarul Chowdhury: scoprirete perché proprio lui ha avuto il privilegio di finire in questo libro.
In chiusura le fonti ovvero le indicazioni con un’ampia sitografia che ci permette di restare in contatto con molte di queste realtà. Cancellate dai media maschiocentrici …. le notizie ci sono: basta imparare a cercarle nei posti giusti invece che nella Rai-Finivest, Res poco pubblica, Corriere dello Zar e il resto del brutto coro.
Da parte mia un grazie a Maria perchè regala tanti suoi pezzi a codesto blog ma soprattutto per quello che ha fatto e continua a fare.
Molto interessante. Purtroppo anch’ io non conoscevo tutte queste persone.
non conosco nulla di quanto hai citato, db. mi informerò e cercherò il libro della collega
Credo che le relazioni trai generi non si cambino a partire dalle “relazioni tra i generi”, ma cambiando le condizioni socioeconomiche e dei modi di produzione in cui queste relazioni si intessono. Tutta la storia dell’antropologia fornisce innumerevoli esempi di società in cui le donne ricoprivano ruoli di preminenza o perlomeno paritari rispetto agli uomini, perché diverse erano le condizioni materiali in cui quelle società organizzavano la propria sopravvivenza. Noto diffusamente – divagando – che in tutti i movimenti antigovernativi moderni, soprattutto nel mondo occidentale, ultimo caso gli “indignati”, sia stata bandita la lotta al capitalismo… chiedere maggiore democrazia, “pane e lavoro” o salvaguardia dei diritti umani a prescindere dalle struttura economica che informa la nostra vita, rende queste richieste come vuote e sterili parole senza speranza. Naturalmente non conosco le storie di cui si parla in questo libro, ma mi levo il cappello sin da ora di fronte a donne o persone in genere che fanno della propria debole umanità una diga contro l’atrocità del potere, sacrificando a volte la propria stesa vita. Un monumento all’umanità ed al coraggio…
grazie.
Grazie.
grazie per esserti ricordato ancora una volta di noi facendoci partecipi delle tue “conoscenze”.