Un Nobel per l’Imperatore Bocassa
di Karim Metref
La venerabile casa di Stoccolma ha di nuovo pubblicato il suo verdetto. Premio Nobel per vari contributi nel campo della scienza, un premio nobel per la letteratura e uno nel campo della politica detto Premio Nobel per la Pace.
Il vecchio Alfred Bernhard Nobel, dichiarava nel suo testamento:
(…) il capitale, dai miei esecutori testamentari impiegato in sicuri investimenti, dovrà costituire un fondo i cui interessi si distribuiranno annualmente in forma di premio a coloro che, durante l’anno precedente, più abbiano contribuito al benessere dell’umanità. Detto interesse verrà suddiviso in cinque parti uguali da distribuirsi nel modo seguente: una parte alla persona che abbia fatto la scoperta o l’invenzione più importante nel campo della fisica; una (…) nell’ambito della chimica; una (…)nel campo della fisiologia o della medicina; una (…)nell’ambito della letteratura, (…) una parte infine alla persona che più si sia prodigata o abbia realizzato il miglior lavoro ai fini della fraternità tra le nazioni, per l’abolizione o la riduzione di eserciti permanenti e per la formazione e l’incremento di congressi per la pace.
Il buon vecchio Alfred era un grande scienziato ma una persona molto ingenua dal punto di vista politico. Lo dimostrò una prima volta inventando un potente esplosivo non pensando ai possibili usi militari, e una seconda volta affidando la sua eredità ad istituzioni espressione delle monarchie scandinave per promuovere niente meno che la pace nel mondo.
Nella mia lingua si dice che un giorno il pastorello andò a trovare lo sciacallo e gli disse: “senti, io devo andare in viaggio e ti chiedo di sorvegliare le mie pecore in mia assenza”. Il povero sciacallo si mise a piangere. “Ma perchè piangi?” chiese il pastorello. “Ho paura che sia solo uno scherzo” rispose lo sciacallo singhiozzando.
Il premio è molto presto diventato uno strumento politico in mano alle potenze occidentali. La pace intesa dalla giuria di Stoccolma era una specie di Pax Romana che va sempre a favore del loro campo. Potente strumento di propaganda durante la guerra fredda. Oggi si è messa al servizio della guerra infinita andando a premiare persone più che discutibili come Kissinger, Anwar El Sadat, Menachem Begin, Yasser Arafat, Shimon Peres, Yitzhak Rabin, Martti Ahtisaari e Barack Obama.
Oggi la comissione premia la Comunità Europea, con la motivazione che «Il lavoro della UE rappresenta la “fratellanza tra le nazioni”…».
Ma forse il breve comunicato stampa della Fondazione non è abbastanza dettagliato e molti di noi avrebbero bisogno di una rinfrescatina per capire quale lavoro è stato un esempio di Fratellanza. Per cui ecco qui sotto un elenco di azioni degne di un Nobel, essendo il Nobel quello che è diventato:
– per aver fatto finta di decolonizzare e poi istituito in Asia e Africa un sistema neocoloniale ancora più criminale;
– per le sue multinazionali che hanno sfruttato, distrutto, avvelenato il suolo africano e per aver fomentato massacri, genocidi, guerre dette tribali o etniche per proteggere i loro interessi nel continente;
– per aver contribuito attivamente alla corsa all’armamento e all’inquinamento nucleare del pianeta;
– per aver partecipato a rianimare e finanziare i nazionalismi e l’estremismo religioso in Europa dell’est et in vari Paesi socialisti o non allineati;
– per aver contribuito generosamente alle guerre dette “contro il terrore” delle multinazionali del petrolio in Medio Oriente;
– per il sostegno anche militare a vari dittatori sanguinari attraverso il mondo;
– per la sua florida industria bellica;
– per i traffici di rifiuti tossici;
– per il contributo delle sue banche nel gioco da strozzino nei confronti del terzo mondo e non solo;
– per i muri, il filo spinato e l’esercito alzati di fronte ai migranti, che hanno prodotto centinaia di migliaia di morti nei mari, nelle montagne e nei deserti;
– per aver favorito l’erosione di capitali dal pubblico verso il privato, la speculazione e i paradisi fiscali;
– per la pesantezza e l’inutilità della sua burocrazia;
– per le decine di migliaia di funzionari strapagati a fare un bel niente;
– per gli sprechi delle sue sedi a Bruxelles e a Strasburgo;
– per essersi completamente sottomessa alla logica delle banche e della speculazione finanziaria…
E tante altre cose ancora che potremo enumerare per giorni e giorni…
A questo punto, se questo Nobel lo prendono tutti, dall’Africa, dall’Asia e dall’America latina arriva un grido di indignazione che cresce sempre di più. Vogliamo anche noi i nostri premi Nobel per la pace e li vogliamo subito. Abbiamo anche noi dei candidati da presentare. Candidati che hanno credenziali migliori di tutti quelli finora premiati.
Vogliamo il Premio postumo per Pinochet, per il Cile, lo vogliamo anche per Rafael Trujillo per San Domingo, lo vogliamo per i generali argentini degli anni 70 e 80, per quelli del Brasile, lo vogliamo per le Farc, i narcos e i paramilitari in Colombia.
Vogliamo molte premiazioni per l’Asia, Polpot e i generali della Birmania in testa. Saddam e l’Ayatollah Khomeini.
Vogliamo il trofeo del Premio Nobel per la pace sempre in Africa, come la coppa Jules Rimet che è rimasta per sempre in Brasile. Abbiamo dal nostro continente un lunghissimo elenco di persone da premiare: Idi Amin Dada dall’Uganda, Charles Taylor per la Liberia, Jean Kambanda per il Rwanda, i generali algerini della guerra sporca ex aequo con gli Emiri dei Gruppi Islamici Armati. Vogliamo un premio per Joseph Kony in Uganda ma soprattutto lo vogliamo per il più bello, il più maestoso: l’imperatore Bocassa Primo (e, per fortuna, ultimo).
articolo condivisibile, vorrei solo esprimere un piccolo dissenso per aver messo Arafat nello stesso calderone di gente come Kissinger, Obama, Begin ecc. Con tutti i suoi errori il palestinese non è stato e non può essere considerato alla stregua dei peggiori criminali della storia dell’umanità. Ottimo articolo
Né può essere considerato un uomo di pace, né nei suoi metodi di lotta né da come ha impostato e “governato” l’autorità palestinese. Comunque è vero che è, diciamo, in mezzo ad una compagnia che ha molti più “meriti” per prendere questo premio.