Volete continuare con queste industrie inquinanti? Avete…
… più possibilità di far morire di cancro: prendetevene la responsabilità.
Il commento del Gruppo d’Intervento Giuridico al rapporto «Sentieri» dell’Istituto Superiore di Sanità (*)
Portoscuso, polo industriale di Portovesme
E’ stato recentemente pubblicato l’aggiornamento del Rapporto SENTIERI – Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento, progetto finanziato dal Ministero della salute e coordinato dall’Istituto superiore di sanità (I.S.S.), avente quale obiettivo lo studio del rischio per la salute nei 44 siti di interesse nazionale per le bonifiche (S.I.N.).
I dati emersi sono semplicemente drammatici, peggiori dei precedenti, e dovrebbero spingere qualsiasi persona di buon senso – in qualsiasi ruolo sia – a una rapida inversione di tendenza.
Chi vive nei siti S.I.N. ha un aumento del rischio di contrarre tumori maligni del 9% tra 0 e 24 anni, così “l’eccesso di incidenza di patologie oncologiche rispetto alle attese riguarda anche i giovani tra 20 e 29 anni residenti nei cosiddetti Siti di Interesse Nazionale, tra i quali si riscontra un eccesso del 50% di linfomi Non-Hodgkin e del 36% di tumori del testicolo“.
Non solo.
Taranto, acciaieria Ilva
Chi vive nei siti contaminati da amianto, raffinerie o industrie chimiche e metallurgiche ha un rischio di morte più alto del 4-5% rispetto alla popolazione generale. Nel periodo di osservazione (2006-2013) ha significato un eccesso di mortalità pari a 11.992 persone, di cui 5.285 per tumori e 3.632 per malattie dell’apparato cardiocircolatorio: “nella popolazione residente nei siti contaminati studiati è stato stimato un eccesso di mortalità per tutte le cause pari al 4% negli uomini e al 5% per le donne”.
Eppure, finora, da Taranto a Gela, a Portoscuso, nessuna seria modifica delle condizioni produttive e ambientali, anzi.
Portovesme, bacino “fanghi rossi” bauxite (foto Raniero Massoli Novelli, 1980)
Per esempio, a Portoscuso ci si vende l’anima pur di far ripartire – a spese pubbliche – il ciclo dell’alluminio primario (Alcoa, Eurallumina) pur paventandosi un disastro sotto il profilo ambientale e sanitario,[1] pur avendo prospettive negative sul piano economico. Nemmeno la disponibilità all’esame di proposte alternative, come quella della trasformazione in polo dell’alluminio riciclato, meno inquinante, meno energivoro, con gli stessi posti di lavoro.
E’ un disastro annunciato, un bombardamento di metalli pesanti quotidiano e pluridecennale, ben più vicino di quello drammatico dello Yemen.
Amministratori pubblici di ogni livello, uomini di Chiesa, sindacalisti, imprenditori, operai, cittadini, volete continuare così?
Bene, allora ognuno si prenda la sua parte di responsabilità.
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
qui l’aggiornamento del Rapporto SENTIERI – l’incidenza del mesotelioma (2016)
[1] Sul piano del deficit cognitivo delle giovani generazioni causato dagli alti livelli di piombo nel sangue vds. https://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2017/03/31/piu-piombo-nel-sangue-uguale-meno-intelligenza/
S.I.N., aree del rapporto SENTIERI
ANSA, 12 giugno 2018
. Sentieri (Iss), +62% sarcomi, +66% leucemie, + 50% linfomi.
Vivere in siti contaminati comporta un aumento di tumori maligni del 9% tra 0 e 24 anni. In particolare “l’eccesso di incidenza” rispetto a coetanei che vivono in zone considerate ‘non a rischio’ è del 62% per i sarcomi dei tessuti molli, 66% per le leucemie mieloidi acute; 50% per i linfomi Non-Hodgkin. Emerge dallo studio Sentieri, a cura dell’Istituto Superiore di Sanità. Il dato riguarda solo quelli dove e’ attivo il registro tumori, 28 siti sui 45 oggetto dello studio Sentieri, ed e’ stato elaborato sui dati del periodo 2006-2013.
A illustrare questi dati e’ stato Ivano Iavarone, primo ricercatore Iss e direttore del centro collaborativo OMS Ambiente e salute nei siti contaminati, intervenuto oggi al workshop “Un sistema permanente di sorveglianza epidemiologica nei siti contaminati”, presso il Ministero della Salute. “L’eccesso di incidenza di patologie oncologiche rispetto alle attese riguarda anche i giovani tra 20 e 29 anni residenti nei cosiddetti Siti di Interesse Nazionale, tra i quali si riscontra un eccesso del 50% di linfomi Non-Hodgkin e del 36% di tumori del testicolo”, spiega all’ANSA Iavarone.
Per quanto riguarda, in generale, le ospedalizzazioni dei più piccoli, “l’eccesso è del 6-8% di bimbi e ragazzi ricoverati per qualsiasi tipo di malattia rispetto ai loro coetanei residenti in zone non contaminate”. La stessa situazione non risparmia i piccolissimi. “Per quanto riguarda il primo anno di vita – sottolinea l’esperto – vi è un eccesso di ricoverati del 3% per patologie di origine perinatale rispetto al resto dei coetanei. E un eccesso compreso tra l’8 e il 16% per le malattie respiratorie acute ed asma tra i bambini e i giovani”.
“Nonostante la maggiore vulnerabilità dei bambini agli inquinanti ambientali – prosegue Iavarone – e l’aumento dell’incidenza dei tumori pediatrici nei paesi industrializzati, l’eziologia della maggior parte delle neoplasie nei bambini è per lo più ancora sconosciuta”. E’ necessario, conclude, “proseguire la sorveglianza epidemiologica nelle aree contaminate, basata su metodi e fonti informative accreditati, per monitorare cambiamenti nel profilo sanitario in relazione a sorgenti di esposizione/classi di inquinanti specifici e per verificare l’efficacia di azioni di risanamento”
Porto Torres, zona industriale
Chi vive nei siti contaminati da amianto, raffinerie o industrie chimiche e metallurgiche ha un rischio di morte più alto del 4-5% rispetto alla popolazione generale. E questo, in un periodo di 8 anni, si è tradotto in un eccesso di mortalità pari a 11.992 persone, di cui 5.285 per tumori e 3.632 per malattie dell’apparato cardiocircolatorio. E’ quanto emerge dai dati relativi a 45 siti di interesse per le bonifiche inclusi nella nuova edizione dello studio Sentieri, a cura dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss).
I dati sono stati presentati in via preliminare al workshop “Un sistema permanente di sorveglianza epidemiologica nei siti contaminati”, tenutosi presso il Ministero della Salute. “Sono numeri degni di nota e nel complesso tracciano un quadro coerente con quello emerso dalle precedenti rilevazioni. Questo significa che non vi è stato ancora un generale miglioramento della situazione della contaminazione ambientale a livello nazionale”, spiega Pietro Comba, responsabile scientifico del progetto Sentieri. In 360 pagine, il rapporto Sentieri esplora caratteristiche e problematiche di 45 Siti di Interesse Nazionale o Regionale (SIN/SIR) presenti in tutta Italia: dalle miniere del Sulcis alle acciaierie dell’Ilva, dalle raffinerie di Gela alla citta’ di Casale Monferrato ‘imbiancata’ dall’eternit, passando per il territorio del litorale flegreo con le sue discariche incontrollate di rifiuti pericolosi. Aree in cui vivono complessivamente 6 milioni di persone, residenti in 319 comuni, e i cui dati sono stati studiati nell’arco di tempo tra il 2006 e il 2013. Nove le tipologie di esposizione ambientale considerate: amianto, area portuale, industria chimica, discarica, centrale elettrica, inceneritore, miniera o cava, raffineria, industria siderurgica. Sono state esaminate le associazioni tra residenza e patologie, come tumori e malformazioni congenite. “Nella popolazione residente nei siti contaminati studiati è stato stimato un eccesso di mortalità per tutte le cause pari al 4% negli uomini e al 5% per le donne. Per tutti i tumori maligni la mortalità in eccesso è stata del 3% nei maschi e del 2% nelle femmine”, ha illustrato Amerigo Zona, primo ricercatore dell’Iss. In un periodo di 8 anni, dal 2006 al 2013, “è stato osservato – nella popolazione generale, prosegue – un eccesso di mortalità per tutte le cause di 5.267 casi negli uomini e 6.725 nelle donne. Per tutti i tumori maligni è stata di 3.375 negli uomini e 1.910 per le donne”. “Il significato di questi dati va ora approfondito in ognuno dei territori considerati, anche con la collaborazione delle istituzioni, con gli amministratori locali e la società civile”, spiega Comba. “I dati da noi prodotti – conclude Comba – servono sostanzialmente a capire quali sono gli interventi di risanamento ambientale più utili e urgenti a fini di tutela della salute”.
Trieste, la “ferriera” di Servola dal mare
da «Il Fatto Quotidiano», 12 giugno 2018
Pubblicato l’ultimo aggiornamento allo studio Sentieri coordinato dall’Istituto superiore di sanità. Italia spaccata in due: al Nord la situazione migliora, al Sud il quadro è drammaticamente fermo. “I politici si prendano le responsabilità”.
Mentre le bonifiche arrancano, nelle aree intorno ai Siti contaminati di interesse nazionale (Sin) si continua a nascere malformati, ammalarsi e morire. I dati dell’ultimo aggiornamento allo studio Sentieri coordinato dall’Istituto superiore di sanità parlano di un eccesso di mortalità tra il 4 e il 5% nelle aree ad alto inquinamento intorno a 45 Sin: tradotto in numeri, significa che tra il 2006 e il 2013 nei circa 300 comuni coinvolti ci sono stati quasi 12mila decessi in più, di cui quasi 5.200 per tumori e oltre 3.600 per malattie dell’apparato cardiocircolatorio. Nello stesso periodo, per i bambini e giovani fino a 24 anni si è osservata un’incidenza dei tumori maggiore del 9% rispetto a chi vive in aree meno inquinate. Un quadro allarmante in cui non mancano le differenze geografiche, con i grandi siti industriali del Nord che vedono migliorare alcuni indicatori di salute e un Sud dove la contaminazione ambientale non lascia scampo e non si vede nessuna inversione di tendenza. E ora che il progetto partito dieci anni fa e che ha coinvolto Cnr e istituzioni sanitarie si è concluso, i ricercatori chiedono che diventi permanente: “Di fronte a questi dati, non ci possiamo permettere di rimanere scoperti”.
Brescia, inceneritore
Decessi in eccesso per tumori – La rete dei 45 Sin comprende i siti maggiormente inquinati d’Italia: ci sono dentro Brescia, inquinata dai pericolosi PCB scaricati dall’industria chimica, il polo siderurgico di Taranto, l’area del petrolchimico di Gela, in Sicilia, le aree portuali e industriali di Piombino e Livorno. Quasi tutti sono ancora in attesa di una bonifica ambientale non ancora conclusa, e in molti casi, come Gela, nemmeno iniziata. Qui, per tutti i tumori maligni la mortalità in eccesso è stata del 3% per gli uomini e del 2% per le donne. Se i dati disaggregati per singolo Sin saranno pubblicati solo dopo l’estate, è già possibile dire che tra le forme di cancro più ricorrenti ce ne sono alcune con una connessione forte a cause ambientali: “Per esempio i tumori polmonari, più diffusi in tutte le aree dove avvengono processi industriali di combustione, melanomi e linfomi non Hodgkin, correlati a una contaminazione da Pcb, o tumori del sistema ormonale, che hanno tra le cause principali l’esposizione a sostanze chimiche interferenti endocrini”, spiega a ilfattoquotidiano.it l’epidemiologo Pietro Comba, responsabile scientifico di Sentieri.
Piombino, impianti industriali
L’allarme bambini – A destare molta preoccupazione sono i dati sulla salute dei più giovani. Nella fascia di età tra 0 e 24 anni, infatti, la diffusione dei tumori è molto maggiore nei Sin rispetto alle aree non a rischio. L’incidenza è più alta del 66% per le leucemie mieloidi acute, del 62% per i sarcomi dei tessuti molli, e del 50% per i linfomi Non-Hodgkin. Anche dai dati sulle malformazioni congenite emerge un quadro negativo, con eccessi di malformazioni alla nascita in 10 Sin su 15 analizzati nel periodo 2002-2014/2015. “Le malformazioni più spesso risultate in eccesso sono quelle degli organi genitali, del sistema urinario, del cuore e degli arti e a seguire quelle del sistema nervoso centrale. I Sin più impattati sono quelli di Laghi di Mantova, Massa, Livorno, Piombino, Gela, Milazzo, Manfredonia, Taranto“, aggiunge Fabrizio Minchilli, ricercatore dell’Istituto di Fisiologia clinica del Cnr.
Due Italie – Il Paese, però, non è tutto uniforme. Anche in un quadro generalizzato di bonifiche ancora nella fase iniziale o mai cominciate, al Sud si sta peggio che al Nord. “L’ordine di grandezza di queste stime è pari a quello precedente. In via generale, è chiaro che la situazione non è migliorata”, dice Comba. Se si vanno ad analizzare più nel dettaglio i dati che saranno resi noti dopo l’estate, però, saltano all’occhio differenze importanti: “Nei grandi siti industriali del Nord Italia si osserva il miglioramento di alcuni indicatori di salute. Succede a Mantova, grazie a nuove tecnologie industriali, e a Brescia, dove il blocco della catena alimentare ha fatto scendere dai primi anni 2000 la concentrazione di Pcb nel sangue della popolazione“. Al meridione, invece, mancano anche questi segnali di speranza: “Nel polo siderurgico di Taranto o in quello petrolchimico di Gela la contaminazione ambientale è imponente. Gli indicatori della salute sono più diffusamente compromessi e non si vede nessuna inversione di tendenza“. Qualche novità potrebbe arrivare in sede giudiziaria: a Taranto, infatti, prosegue il processo “Ambiente svenduto” a carico dell’Ilva per presunto disastro ambientale. A Gela va avanti il processo civile partito dalla denuncia dei cittadini contro Eni, e il prossimo 5 luglio è fissata una nuova udienza sulle loro richieste di fermare tutti gli impianti della raffineria, le attività di trivellazione e avviare immediatamente le procedure di bonifica. Il giudice aveva già detto no. Nel frattempo la procura ha anche rinviato a giudizio 22 manager del gruppo.
“I politici si prendano la responsabilità” – In questo quadro per niente confortante, la richiesta che arriva dagli scienziati è rendere permanente il progetto di monitoraggio della salute Sentieri. “È partito dieci anni fa e fino ad oggi è stato rifinanziato dal ministero della Salute ogni due o tre anni, anche con interruzioni. L’ultima fase, di cui abbiamo appena presentato i risultati, si è conclusa a fine 2017, ma di fronte a questi numeri non è opportuno rimanere scoperti troppo a lungo”, avverte Comba dell’Istituto superiore di sanità. Il ricercatore chiama il nuovo governo a una scelta “etica e responsabile”: “I decisori politici ci diano un mandato ufficiale e i finanziamenti per monitorare la salute almeno fino a dopo la fine di tutte le bonifiche. Si assumano la responsabilità e facciano una scelta etica”.
Portoscuso, zona industriale di Portovesme (foto A.N.S.A., Raniero Massoli Novelli, S.D., archivio GrIG)