Voto, Dionigi, caffè alla Pisciotta, autismo, Rossanda

Che strano: ben 5 persone fra quelle che leggono questo blog mi domandano delle elezioni. In quattro a impicciarsi di chi voto, una quinta a interrogare-esclamare (il classico «?!») così: «pure questa volta parteciperai allo stanco, inutile rito dell’urna?!».

Mumble-mumble. Rispondo? Ma sì, ho un sabato pomeriggio rilassato (quasi) e poi 5 persone sono… una folla.

Voto. Anche questa volta. Senza entusiasmo, al solito. Scegliendo chi? Guardo nelle liste locali le persone decenti e se non ne conosco provo a fiutare le meno peggiori. Non ne faccio questione di lista. Per due ragioni: una di fondo e una contingente. Quella di fondo è che a mio avviso da tempo non esiste una forza organizzata che abbia progetti, idee e prassi di sinistra con le quali dunque possa confrontarsi anche un vecchio «cane sciolto» come me che non crede ai partiti. Quella contingente è che, in deroga a questa mia convinzione (il diritto a contraddirsi, no?), qualche anno fa mi ero detto: «adesso che la parola comunista è diventata un insulto anche a sinistra, tanto per essere il solito bastian contrario mi interessa il tentativo, sia pure con mille ambiguità, di una “rifondazione” e forse potrei dare una manina. Oltretutto quel Fausto lì (al contrario dell’Armando) mi pare una persona con una bella storia, non solo intelligente ma anche affidabile». Presi persino la tessera qui a Imola ed era la seconda volta in una vita lunghetta: la prima, per la cronaca, avevo 17 anni e mi iscrissi, per pochi mesi, alla Fgci, l’allora organizzazione giovanile del Pci ma stava per arrivare il ’67-’68 che per fortuna sconquassò tutto. E avendo dunque commesso questo errore – prendere la tessera – mi sento ancora più disgustato per quello che Rifondazione ha fatto nell’ultimo governo Prodi, arrivando a votare missioni di guerra e leggi contro chi lavora… tanto per dirne due.

«Stanco, inutile rito» scrive la mia vecchia amica Adriana. La rispetto perché è una di quelle persone che, da sempre, si impegna 365 giorni l’anno (d’accordo: facciamo 300) per cambiare «lo stato delle cose» e dunque si può anche permettere di dichiarare: «non voto». Assai meno, quasi nulla, rispetto invece chi invita all’astensione e non si impegna neppure 5 giorni a biennio in un lavoro politico e/o sociale e/o culturale. Certo alcune persone “astensioniste” urlano al bar, talvolta si dicono pronte a «tornare in montagna». Mi viene in mente una vecchia canzone che scrisse, forse proprio nel ’68 o poco prima, il mio amico Marco Ligini: «avresti sì voluto stasera essere con noi / in faccia ai poliziotti e alla violenza / ma vacca che disdetta tv primo canale / c’era un programma sulla Resistenza». Parolai, rivoluzionari da barzelletta.

Voto dunque. Non «tappandomi il naso» (come invitava, ma nel suo caso si trattava della Dc, Indro Montanelli) ma prendendo un Guttalax per il disgusto. Anzi, mi sa che domattina mi preparerò un bel «caffè alla Pisciotta». Non sapete cos’è? Vuol dire che – mannaggia – non conoscete la storia italiana e/o che non avete mai visto il film «Salvatore Giuliano» di Francesco Rosi e/o che non frequentate i Castelli romani. Una breve digressione dunque storica-alimentare.

Gaspare Pisciotta era il luogotenente del bandito Giuliano che fu l’ideatore-esecutore della strage di Portella delle Ginestre (il 1° maggio 1947) ma soprattutto anello di congiunzione tra mafia, servizi segreti statunitensi e la Dc. Dopo la morte di Giuliano, Pisciotta si disse pronto a «fare rivelazioni»: perché non parlasse gli servirono, nel carcere di Viterbo, un caffè avvelenato. Ideuzza che molti anni dopo venne replicata per Michele Sindona, un altro anello di congiunzione (in questo caso tra mafia, Cia e Vaticano). Nel linguaggio popolare per qualche tempo circolò la battuta «il caffè lo vuoi caldo, freddo o alla Pisciotta?» e a Frascati un bar fece la sua fortuna annunciando su vistosi cartelloni «se volete il caffè alla Pisciotta lo abbiamo, però si paga prima». In quel caso però il soprannome indicava un caffè con 8-10 gocce di limone: l’ideale per digerire tutto o… per vomitare, se proprio occorre.

Ecco, io domattina vado a votare – e lo stesso spero di voi – ma prima prendo un bel caffè al limone, alla Pisciotta. Perché lo stanco rito di cui parla Adriana è diventato molto peggio. Una pur minima alternativa non c’è. Per non farla lunga cito qualche passaggio dell’editoriale di Rossana Rossanda (su «il manifesto» del 23 marzo).

A proposito del successo delle sinistre in Francia, Rossanda si chiede: «si può trarne qualche conseguenza per l’Italia?». Dopo aver detto delle somiglianze fra Sarkozy e il signor P2 tessera 1816 (è il numero di Silvio B), la Rossanda scrive: «La differenza è che in Francia la sinistra non ha cessato di esistere mentre da noi si è suicidata o mortalmente divisa. Nelle regioni non consegnate in partenza al Pdl o a Bossi, non vedo candidati che si oppongano al governo: conosco soltanto Nicky Vendola e Mercedes Bresso. Mi appresto a votare Emma Bonino perché è una persona limpida che rispetta le regole ma è una liberista di ferro. Dove sta la sinistra? A resistere al Cavaliere c’è una specie di partito degli onesti, il popolo viola, Santoro e Di Pietro. Essi puntano a una democrazia socialmente piatta che vada oltre la vergogna in cui siamo. E’ una resa intellettuale illimitata». Saggiamente conclude Rossanda: «In Francia un’opposizione così (come la nostra) avrebbe perso». Il titolo dell’articolo è: «Almeno riformista», sottinteso… fosse questo almeno.

E’ così. Ma aggiungo qualche personale chiarimento. Io voterei per il Pd solo se mi puntassero un fucile addosso: ignoro se il signor P2 1816 qualche sera dica le preghiere ma se prega di certo chiede a dio (o chi per lui): «assicura lunga vita a Fassino, D’Alema, Veltroni e Bersani». Sono i suoi migliori alleati. Oggettivamente. In questi giorni di campagna elettorale ho sentito Bersani dire che «Berlusconi è un pasticcione». Non un golpista, un mafioso, un fascista, un pericolo… «un pasticcione».

Il buon Eduardo diceva «ha da passà la nottata». Speriamo. Fuori da qui, in Francia come in Kenia (consiglio ogni tanto di leggere «Internazionale» che traduce i giornali stranieri) dicono di noi – nel senso della maggioranza degli italiani – cose tremende. La parola più gentile è «rassegnati» ma si usa spesso «impauriti» e io intendo anche «vigliacchi». Il mio amico Hamid parla di «cadaveri viventi» e mi spiega: «persino fra la gente migliore avverto molto raramente energie positive». Io preferisco usare una definizione medico-psichiatrica, autismo; credo che moltissime persone in Italia fatichino a vivere, soffrano, si perdano perchè hanno rinunciato (o disimparato) del tutto a comunicare, forse persino a pensare. La nottata passerà certo ma potrebbe essere molto-molto lunga.

Tanti anni fa ebbe successo (grazie a un libro di Umberto Eco) la definizione «apocalittici o integrati». Rispetto al mondo che mutava e si complicava, i sedicenti intellettuali si dilettavano in visioni apocalittiche o, con arditi voli, finivano per atterrare sull’idea che questo fosse il migliore dei mondi possibili, dunque non restava che integrarsi. L’idea che si potesse essere invece seriamente riformisti o convinti rivoluzionari era estranea a tanti che infatti rimasero molto sorpresi dal ’68 e dalla sua lunga-lunga onda. Oggi di nuovo il signor P2 1816 o Bersani sarebbero il mondo meno brutto, l’alternativa è solo la catastrofe. Io invece credo che la scelta fra Bersani e Silvio sia già catastrofica.

Ma allora perché voto? Non solo per le poche persone decenti (e con questo termine intendo anche con qualche idea e magari buone pratiche) che posso rintracciare nelle liste – almeno nelle regionali posso scegliere, cosa che ora non si può più fare nelle politiche – ma anche perché in questa rassegnazione o autismo dilagante un voto massiccio contro il signor P2 1816 potrebbe dar forza alle poche e ai pochi che si impegnano e magari risvegliare persino qualcuno dei «cadaveri ambulanti». E si sa che l’entusiamo, «l’energia positiva» per dirla con Hamid, è una scintilla.

Se pure l’asse BB uscisse a pezzi dalle urne, comunque questo voto non potrebbe fare il miracolo di cambiare la natura del Pd; di quel partito bisogna sbarazzarsi se qualcosa di serio si vuole combinare. Però siccome molte e molti pensano che il Pd sia appunto il miglior alleato «oggettivo» del signor P2 tessera 1816, allora c’è chi ne conclude che sia indifferente chi votare o appunto tanto valga astenersi. Mi torna in mente spesso (forse anche perchè presi un brutto voto) una vecchia versione di latino. Si raccontava di un viaggiatore che arrivato a Siracusa sentì tutte le persone inveire, ovviamente sottovoce, contro il tiranno Dionigi. Nessuno spendeva una parola per difenderlo. Ma camminando il viaggiatore per caso ascoltò una vecchietta invocare gli dèi affinché dessero «lunga vita a Dionigi». Stupito il forestiero chiese alla vecchia se Dionigi fosse una persona retta. «No, è un tiranno tremendo, il peggiore che Siracusa abbia avuto» rispose convinta l’anziana. Stupito, il viaggiatore le chiese perché allora lei gli augurasse una lunga vita. «Perché il tiranno prima di lui era terribile e si diceva che nessuno poteva essere peggio, ma quando è morto abbiamo visto che sì, poteva andare peggio» gli rispose la vecchiettina: «così io spero che Dionigi campi a lungo». Se questa versione di latino mi è rimasta in mente (brutto voto a parte) è perchè va esattamente all’opposto della mia visione del mondo: avere paura che il mondo possa solo peggiorare significa condannarsi all’immobilità, all’impotenza, alla disperazione, alla viltà. Il nostro futuro non è scritto, dipende sempre da quel che facciamo.

Per quel poco dunque che un voto può cambiare, se indebolirà il tiranno sarà un bene e lo dico anche se ho fiducia zero in Bersani e soci. Perché potrà fra l’altro ricordarci che non bisogna delegare a nessuno il nostro riscatto e la nostra dignità ma occorre riprendere il futuro nelle mani. Cioè in primo luogo pensare; sperare, parlare, tornare nelle piazze, scioperare, boicottare, sabotare, lottare e così riguadagnarci la nostra libertà. Che non sta nelle urne ma nelle nostre teste, in quello che decidiamo di fare.

Redazione
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9 commenti

  • E dai, ti commento subito subito in diretta.
    La tua situazione è simile alla mia ma da punto di partenza opposto. Mi trovo a dover scegliere tra Errani e i grllini senza idee e con tanto qualunquismo. Meglio allora un Errani in palese violazione di legge (il terzo mandato, insomma) che una nuova/vecchia forma di fascismo. La lista che avrei dovuto e voluto votare NON è stata ammessa perché l’unica che ha rispettato i termini di legge (bolli, date, firme), in barba alla democrazia, blccata da uffici pubblici chiusi quando a suonare non era il compagno di partito.
    E allora?
    Allora credo non ci rimanga che sperare che i nostri conterranei (miei e di Daniele) laziali scelgano l’unica via innovativa e differente in questa campagna(Bonino NON è una liberista di ferro: è liberasocialista, che è cosa diversa, ma la Rossanda è davvero nostalgica e glielo perdoniamo) e, se qualcuno di noi ha un amico/parente che vive nel lazio, prendere il telefono e martellarlo a oltranza.
    La nostalgia non credo aiuti. Ragionare, sì.
    Il prossimo commento lo lascio a Vasco.
    Vi

  • Ecco il commento di Vasco. Spero di fare cosa gradita.
    Vi

    Cara Emma,
    in questo momento così delicato per le sorti del nostro Pese, nel quale ogni valore ideale e culturale sta disastrosamente illanguinendo fino a scomparire, sento il dovere di invitare tutti i cittadini che troveranno sulla scheda elettorale la Lista Bonino-Pannella a votarla, perché posso garantire della onestà, del rigore e della affidabilità di tutti i Radicali.
    Posso farlo perché li conosco, li seguo e li sostengo convintamente da quando ho memoria e consapevolezza civile, non so farci il conto degli anni perché oramai sono davvero tanti.
    Voglio però invitare in modo particolare i cittadini del Lazio, e soprattutto i giovani elettori, ad accorrere numerosi e festosi a votare Emma Bonino Presidente e la Lista Bonino Pannella.
    Il voto dei giovani è importante, perché è un voto che qualcuno pensa di non dover temere.
    Quel qualcuno non sa che C’È CHI DICE NO.
    Fatelo Per voi stessi, per porre un argine alla tracotanza e all’arroganza dei pochi che detengono le sorti di noi tutti.
    Garantitevi con il voto un futuro migliore, nella speranza di ripristinare lo stato di diritto, che mai come in questi giorni viene negato. Cara Emma, auguro a te, a me, e a tutti gli italiani: “BUONA VITTORIA”.

    Con infinita stima e grande affetto

    Vasco Rossi

  • Da Roma, mi associo. Votero’.
    Anche perche’, ricordiamocelo, “loro” voteranno.
    Non permettiamo che a parlare in questo paese resti solo un’unica voce, quella di B.

  • Contrariamente al caro Daniele, qui in Toscana non posso neppure dare un voto di preferenza. E prevale, se penso al non-voto, il ricordo della riflessione di Badiou (“Sarkozy: di che cosa è il nome”) sull’immagine, veramente ributtante, evocata da Daniele, degli “astensionisti” che andrebbero in montagna e non fanno nulla per cambiare neppure la propria vita quotidiana.
    Qui il candidato delle sinistre si è detto disponibile ad aprire finalmente un CIE in Toscana, e le sinistre “alternative” hanno protestato ma non hanno smesso di appoggiarlo. Vincerà, ma non con il mio voto, ho altro di più urgente (e di meno illuso) da fare.

  • chiama ADRIANA: “tutta ‘sta manfrina per far sapere che voti ma non voti Pd… fanculo (detto con tono assai affettuoso)te, Dionigi e compagnia cantante”

  • SILVIA (da Roma) me lo scrive in un msg ma io lo trovo interessabnte e lo metto sul blog

    se riesco a spiegarmi bene ti dico xchè voto, chi voto e xchè bisogna votare.
    Voto Sinistra ecologia e libertà e la Bonino, perchè SEL sta diventando partito per la volontà del popolo di sinistra che la compone, non certo per volontà di tutti i suoi dirigenti.
    Voglio quindi che il risultato elettorale che otterrà sia tale da far superare le esitazioni di alcuni dirigenti che forse liquideremo nel congresso di giugno.Voto la Bonino augurandomi con forza che riesca a esere la presidente del Lazio a commissariare la Sanità come vuole fare, a bloccare i costruttori palazzinari possessori di cliniche (Angelucci ecc)e a finanziare i consultori, facilitare l’uso della pillola R 46 o come sichiama (quella del giorno dopo) a diffidare i medici obiettori e a far schiattare di bile il Vaticano. Voto con piacere perchè nella lista di SEL ci sono tantissimi giovani e molte persone oneste votabili senza esitazioni, io ho scelto Luigi Nieri che ha creato il microcredito per le piccole imprese con debiti e ha capito (tanta sinistra non lo capisce) che non bisogna difendere solo operai e lavoratori dipendenti, perchè le piccole imprese non trovano credito e danno lavoro e pagano le tasse.Ho scelto Nieri che ha finanziato un piano casa di case popolari, Nieri che ha creato un fondo per aiutare chi resta senza lavoro tra i 24 e i 40 anni, Nieri che è stato denunciato per resistenza alla forza pubblica per aver tentato di bloccare i poliziotti che manganellavano i manifestanti romani contro i fatti di Rosarno, e cercava di bloccarli senza colpirli, solo con la voce (risulta dalle registrazioni dei cellulari presenti) E sto con SEL e ammiro Vendola che ha dimostrato che si può governare stando a sinistra e fare cose utili di sinistra per i giovani,per i precari,per l’ambiente. E in montagna non serve andarci, bisogna impegnarsi ogni giorno e anche col voto, perchè la democrazia dobbiamo farla funzionare e possiamo, cacciamo D’Alema e Bersani, ma non dimentichiamo i torti di Bertinotti quando affossò il governo Prodi per le 35 ore e ci regalò il governo D’Alema. Le cose si cambiano mandando persone diverse a dirigere comuni, regioni e stato.Punto e a capo e lettera maiuscola, non c’è altro! e te lo dico qui e non sul blog
    P.S. e faccio il rappr di lista xchè è capace che cercheranno di falsarle queste elezioni

  • Si,stanco inutile rito…dell’assurdo
    se non posso che votare Bonino
    come in un brutto sogno tutto è incredibile
    e non ritrovi i nulla…
    eppure li c’era una casa…adesso c’è un vuoto
    e fuggi e trovi un muro
    dove una volta c’era il mare.

  • sono andata, ho votato. Una x per errani ma l’altra x per la prima volta non ci sono riuscita….

  • ginodicostanzo

    E’ così. Ma aggiungo qualche personale chiarimento. Io voterei per il Pd solo se mi puntassero un fucile addosso: ignoro se il signor P2 1816 qualche sera dica le preghiere ma se prega di certo chiede a dio (o chi per lui): «assicura lunga vita a Fassino, D’Alema, Veltroni e Bersani». Sono i suoi migliori alleati. Oggettivamente. In questi giorni di campagna elettorale ho sentito Bersani dire che «Berlusconi è un pasticcione». Non un golpista, un mafioso, un fascista, un pericolo… «un pasticcione».

    SOTTOSCRIVO!!! Ho votato De Luca, un ignobile sceriffo con le mani in pasta per non trovarmi Caldoro tra i piedi, l’ennesimo prestanome. Ma fuori dal seggio mi sono sentito inutile e sporco.
    http://www.ilpuntoimproprio.splinder.com
    Ciao

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