«Warda» – Sonallah Ibrahim

letto da Francesco Masala

 

La voce narrante del libro sogna per molto tempo Warda, una ragazza che aveva conosciuto in gioventù, e decide si seguire le sue tracce.

Prende l’aereo dall’Egitto e raggiunge il sultanato dell’Oman, ospite di un parente emigrato laggiù per fare fortuna.

Con uno strano gioco di spie Rushdi, il protagonista, riesce a venire in possesso, a più riprese, dei quaderni che Warda aveva scritto.

Warda è stata una leader della guerriglia nel Dhofar (wikipedia ci informa che quella lotta di liberazione è esistita davvero, contro i colonialisti inglesi e il sultano di quegli anni, in un sistema politico ed economico molto arretrato).

La storia si sviluppa su due binari, quando parla Warda, nei quaderni, che sono diversi, e quello che succede a Rushdi.

Della guerriglia dimenticata dal mondo, capeggiata da una donna, Warda, si racconta in quei quaderni, Warda è come una Che Guevara, e si resta commossi da quello che lei scrive.

Rushdi (ri)conosce Warda e ripercorre il suo itinerario, simbolo di una sconfitta di tutti i movimenti per la decolonizzazione (sia formale, come nel Dhofar, sia sostanziale, si pensi al neocolonialismo).

Alla fine ci sarà un colpo di scena finale, lo scoprirete leggendo.

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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