Wislawa Szymborska: tre poesie…

. scelte dalla “cicala del sabato” (*).   

 

Nozze d’oro

Un tempo dovevano essere diversi,
fuoco e acqua, differire con veemenza,
depredarsi e donarsi
nel desiderio, nell’assalto alla dissomiglianza.

Abbracciati, si sono espropriati e appropriati
così a lungo,
che tra le braccia restò l’aria
diafana dopo l’addio delle folgori.

Un giorno la risposta anticipò la domanda.
Una notte intuirono l’espressione dei loro occhi
dal tipo di silenzio, al buio.

Il sesso sbiadisce, si consumano le reticenze,
si incontrano nella somiglianza le differenze
come tutti i colori nel bianco.

Chi di loro è duplicato e chi non c’è?
Chi sorride con un duplice sorriso?
La voce di chi risuona per due voci?
All’asserire di chi annuiscono cortesi?
Con il gesto di chi portano il cucchiaio alla bocca?

Chi ha tolto la pelle a chi?
Chi è vivo e chi è morto qui
impigliato nelle linee – di quale mano?

A forza di fissarsi nascono i gemelli.
La familiarità è la migliore delle madri
e non fa preferenze tra i suoi due pargoli,
a malapena ricorda chi è chi di quelli.

Nel giorno delle nozze d’oro, giorno solenne,
il medesimo colombo si posò sul balcone.

[da «Amore a prima vista», traduzione di Pietro Marchesani]

 

Museo

Ci sono piatti, ma non appetito
Fedi, ma non scambievole amore
da almeno trecento anni.

C’è il ventaglio – e i rossori?
C’è la spada – dov’è l’ira?
E il liuto, non un suono all’imbrunire.

In mancanza di eternità hanno ammassato
diecimila cose vecchie.
Un custode ammuffito dorme beato
con i baffi chini sulla vetrina.

Metalli, creta, una piuma d’uccello
trionfano in silenzio nel tempo.
Ride solo la spilla d’una egiziana ridarella.

La corona è durata più della testa.
La mano ha perso contro il guanto.
La scarpa destra ha sconfitto il piede.

Quanto a me, credete, sono viva.
La gara col vestito non si arresta.
E lui quanta tenacia mi dimostra!
Vorrebbe vivere più della mia vita!

[da «Sale», traduzione di Pietro Marchesani]

 

La fiera dei miracoli

Un miracolo comune:
l’accadere di molti miracoli comuni.

Un miracolo normale:
l’abbaiare di cani invisibili
nel silenzio della notte.
Un miracolo fra tanti:
una piccola nuvola svolazzante,
che riesce a nascondere una grande pesante luna.
Più miracoli in uno:
un ontano riflesso sull’acqua
e che sia girato da destra a sinistra,
e che cresca con la chioma in giù,
e non raggiunga affatto il fondo
benché l’acqua sia poco profonda.
Un miracolo all’ordine del giorno:
venti abbastanza deboli e moderati,
impetuosi durante le tempeste.
Un miracolo alla buona:
le mucche sono mucche.
Un altro non peggiore:
proprio questo frutteto
proprio da questo nocciolo.
Un miracolo senza frac nero e cilindro:
bianchi colombi che si alzano in volo.
Un miracolo – e come chiamarlo altrimenti:
oggi il sole è sorto alle 3,14
e tramonterà alle 20.01
Un miracolo che non stupisce quanto dovrebbe:
la mano ha in verità meno di sei dita,
però più di quattro.
Un miracolo, basta guardarsi intorno:
il mondo onnipresente.
Un miracolo supplementare, come ogni cosa:
l’inimmaginabile
è immaginabile.

[da «La gioia di scrivere», traduzione di Pietro Marchesani]

UN PS dell’archivista smemorato

LA FOTO è una segnalazione-regalo che mi fece Massimo Golfieri; se devo citare le 5 W (dove, quando ecc) grazie a chi  mi ricorderà i ragguagli necessari; per il momento non me li ritrovo

(*) Qui, il sabato, regna “cicala”: libraia militante e molto altro, codesta cicala da oltre 15 anni invia ad amiche/amici per 5 giorni alla settimana i versi che le piacciono. Perciò ci rivediamo qui fra 7 giorni. [db]

 

Redazione
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