Yerka e non Yerka / 3

Artisti a confronto – di Mauro Antonio Miglieruolo

Jacek Yerka vs Remedios Varo   

 

PRIMA PARTE: YERKA

Ennesima splendida variante di uno stesso interno; che ricombina gli elementi classici dell’ispirazione yerkiana. L’acqua, gli oggetti abituali del vivere quotidiano, le giungle antromorfizzate dentro le quali possono mimetizzarsi, esseri o parti di esseri inquietanti… rassegnati a fare da cornice all’umano.

Lo stesso che del quadro precedente. Al posto della foresta l’inarrestabile procedere dell’uomo. Che non è sta solo sopra tutti gli altri esseri, ma anche sopra le cose.

Definiamo pure: il pericolante dominio dell’umano.

 

Torniamo al tema iniziale, alla fusione uomo natura. A una condizione umana che ancora non è abbandono, presa di distanza, ma un annuncio di ciò che sta per accadere.

 

Abbiamo già visto questo quadro. dentro il quale ecco finalmente, oltre al nostro mondo, i tanti mondi che ci aspettano negli sterminati spazi oltre Plutone. E ai quali, prima o poi, finiremo per arrivare.

 

Yerka descrive con precisione l’aspetto più accattivante di un sogno. La fusione degli elementi che lo compongno in un quadro di armonia e di bellezza. Si tratta di una delle interpretazioni più vere della realtà che vorremmo… nello stesso tempo che ce ne allontaniamo.

Non lo sappiamo (meglio: non lo vogliamo sapere): noi siamo creture di questo mondo, rurale; e tutto in quel mondo è per noi, per la nostra felicità. Non ci sono pericoli, insidie, in questa costruita realtà di Jacek Yerka. Che è anzitutto sogno, l’idealizzazione del buon tempo antico. In grado di fornirci tracce di possibili futuri che, se vogliamo sopravvivere, dobbiamo adattarci a costruire. Imparare a costruire per la vita, non per il guadagno. Per la vita: insieme, uomini, animali, macchine e piante.

 

Un quadro riproposto dall’artista più volte, con piccole variazioni nei particolare e nei colori.

Come i precedenti, ci parla del perduto mondo rurale. Qualcuno crederà sia una scelta calcolata ma assicuro che le immagini si sono scelte da sole. Per caso, o forse perché sospinte dall’inconscio.

 

 

Le macchine ricreeranno la natura che noi avremo distrutta. Preferisco pensare che saranno gli uomini a farlo. Creando macchine incaricate di ricreare la natura. Senza la quale non possiamo vivere.

 

Una natura ricca e generosa ha fornito all’uomo i mezzi per sollevarsi dalla infima condizione di animale perennemente braccato dai predatori, affamato, nudo e senza fissa dimora. Questi stessi uomini restituiranno alla natura, con gli interessi, quello che per millenni le hanno tolto. Creando una società di opulenza e un ambiente di concordia in cui a nessuno mancherà nulla.

 

SECONDA PARTE: REMEDIOS VARO

Siamo in un altro ambito. In cui non è più la serènità di Yerka. Vi è inquietudine, invece. Siamo in un tempo e in luoghi dove la diffidenza è di casa. Nonostante l’idillio che potrebbe suggerire il paesaggio l’ombra delle preoccupazione domina gli uomini.

Ma sono uomini, poi?

 

Malinconia, pena, assenza di quiete. Yerka è sempre più lontano.

Immagine interessante, ma cosa ci dice se non che l’uomo percore stretti cammini delimitato da ogni lato da abissi profondi?

 

Un filo sottile separa l’incubo dal sogno. Non siamo nell’incubo in verità ma nel risultato di millenni di dissennata ricerca del profitto e del dominio dell’uomo sull’uomo. Su cosa ha costruito quest’uomo se  escono fili di fumo dallo stesso pavimendo di casa, divelto da ignota pressione sottostante? L’eruzione di fin troppi errori…

 

Metafora dell’inconscio. O le nostre paure tradotte in colori?

 

Un essere alieno, un mutante, bello come fosse una donna. Troppo bello per non essere una donna.

Non altro.

Remedios Varo mi ha messo a tacere.

 

Mai fare due cose nello stesso tempo, anche quando se ne possieda la capacità. Nessuna delle due si farà bene…

Non altro.

 

Mago o scienziato? Per quanto rispetto possa avere nella scienza, a me spesso non riesce distinguere fra le due categorie.

continua sabato prossimo

 

Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

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