Yerka e non Yerka / 4
Artisti a confronto – di Mauro Antonio Miglieruolo
PRIMA PARTE: YERKA
In ricordo della mia infanzia. Della piccola stanza in cui per anni ha vissuto mia nonna. Solo un poco più povera. Nell’immagine alcuni particolari di troppo. Paricolari impossibili. Tipo la radio, il tavolo e la sedia con i braccioli sul soffitto. Impossibile non perché sul soffitto, ma perché non era possibile reperirla nella poverissima “ruga” detta Bofia (Grotteria, Reggio Calabria).
Per il resto, l’atmosfera era quella. Decoro, pulizia, ordine. Dignità. Quella dignità che gli abbienti neppure si sognano.
Chi non vorrebbe essere partecipe di questo sogno da Mari del Sud? Grazie per questo eccesso di bellezza amico Jacek.
Riflesso nella propria ombra diecimila anni di civiltà appaiono per quel che sono. Il nulla di qualcosa che è solo proiezione, all’interno d’una realtà depauperata. Che a breve non servirà a nulla e a nessuno.
Il té delle cinque. Un té pronto a ogni ora. Qualsiasi ora è quella giusta per accorgersi della precariatà di tutto quello a cui teniamo. No. Neppure un Dio ci può salvare.
Ma qui Yerka non ci invita al pianto. Non a disperare. Ci mette sull’avviso. Sperando che il detto si avveri. E che per metà, almeno, ci si cominci a salvare.
Un uccello mostruoso. Che tale appare ai nostri occhi. Ma agli occhi delle macchine pensanti che già stiamo iniziando a costruire?
Cosa è un cervello se non impossibile di circuiti, rotelle e istruzioni?
Il cervello nuovo, il cervello che gli scienziati (pazzi o meno) perseguono.
Dimenticando che l’intelligenza, per la quale tanto valore diamo al cervello, è conseguenza della parte emotiva, che ha un ruolo importante nello sviluppo cognitivo, nell’esercizio delle funzioni umane.
L’abilità di Yerka nel fondere elementi eterogenei in questo disegno fallisce. Il meccanismo è rotto, spezzato, finisce con il mostrare le debolezze concettuali. La nudità interiore ce ne mostra l’illogicità. Meccanica e psiche non concorrono e non concordano, se non al servizio uno dell’altro.
A chi toccherà servire? All’uomo o alla macchina?
Una parte del mondo si stacca per perseguire una sua meta. Oppure s’alza per mostrare quel che c’è sotto? O dietro? Per mostrare che un’altra realtà è possibile?
Ancora una volta una realtà a più dimensioni. Metafora d’una realtà nella quale è questione solo di punto di vista. Quel che è in alto in realtà sta in basso; e quel che appare essere a sinistra, senza un solido punto di ancoraggio, facilmente può diventare destra…
SECONDA PARTE: il mondo anonimo e silenzioso di Michiel Schrijver
E anche un po’ triste: tanta bellezza senza gioia di vivere, senza l’alleluja della fantasia…
Qui viene aggiunto l’esotico e accattivante di una cittadina misteriosa. Una illustrazione per romanzo d’avventure in una realtà tanto lontana che potrebbe persino essere spacciata per extraterrestre.
Un luogo lontano e vicino nello stesso tempo. Un paese da visitare. Ma non sarà certo con le barchette disegnate dall’autore che sarà possibile raggiungerlo.
Atmosfere surreali , metafisiche. La solitudine. La malinconia. Che però non è connaturata al lugo. È un suo momento, una sua possibilità.
Lassù, nel cielo, sotto altri soli e per altre solitudini. Navigando verso chissà quale meta. Gli abitanti forse non sanno, forse sognano. Accettiamo di farlo con loro.
Il paesaggio di un altro mondo che più vicino al nostro non può essere. Forse l’autore lo ha sognato, ne ha avuto la visione… la memoria poi ha fatto il resto. Ricondotto tutto al pianeta Terra.
Ancora una realtà spoglia dalle persone. Possibile che per Michiel Schrijver esistono solo le opere dell’uomo? L’uomo solo un accidente.
Un elemento utile che guarda, utile solo a guardare. Si dice che sia questa la funzione ultima dell’uomo. Essere strumento di Dio, veicolo attraverso il quale quest’ultimo prende atto della sua creazione.
L’Uomo, Occhio di Dio.
Autore prolifico, se mai ve ne fu uno. Almeno è quello del quale è stato più facile reperire le opere in questa ricognizione. Opere fisse in una sorta di nostalgia del mare e dei paesi in riva al mare. Le impressioni di un tempo dal quale, felice o meno, l’autore non riesce a prescindere.
continua sabato prossimo
Una ricognizione meravigliosa. grazie. Aspettando sabato prossimo mi soffermo su un brano che mi ha colpito particolarmente: “Dimenticando che l’intelligenza, per la quale tanto valore diamo al cervello, è conseguenza della parte emotiva, che ha un ruolo importante nello sviluppo cognitivo, nell’esercizio delle funzioni umane.
L’abilità di Yerka nel fondere elementi eterogenei in questo disegno fallisce. Il meccanismo è rotto, spezzato, finisce con il mostrare le debolezze concettuali. La nudità interiore ce ne mostra l’illogicità. Meccanica e psiche non concorrono e non concordano, se non al servizio uno dell’altro.”