Zuana – 6

Poesie di sabato, ovvero Giovanna De Carli (*)

Divorzio
Sto slegando i nodi della nostra esistenza
lavoro nel buio che c’è fra di noi
con la pazienza delle api o dei buoi.
Sciolgo i nastri a uno a uno
la stoffa non fa rumore
forse non ci sarà dolore.

Dio dovrebbe chiederci scusa
Chi ci ha creato così? Assetati di sangue,
crudeli, spietati, folli,
assassini di animali, di fiori, di bambini?
Rispondimi Dio
Come puoi chiederci di credere al tuo amore
dopo averci schiacciato per quattromila anni sotto questo orrore?
La storia umana è un castello di sangue
un’infinita notte oscura
non può essere un caso! Non può essere un errore!
C’è un’architettura, un mostruoso progetto
Chi l’ha disegnato? Chi l’ha ideato? Chi l’ha realizzato?
Rispondimi Dio
Non io! Non noi! Non è l’uomo il colpevole:
questo cervello gabbia, questo cuore carnivoro è una condanna.
Noi siamo vittime
colpevoli innocenti
non dobbiamo farci perdonare niente
siamo le tue vittime, i tuoi disperati figli
Chiedici scusa, ti prego, per averci impastato
di sangue, di zanne, di artigli.
Chiedici scusa per le madri che uccidono i neonati
per i padri che violentano le figlie,
per i maschi che prendono a pugni,
per la fila ininterrotta di animali che vanno al macello,
per la tortura, il traffico di organi, le bombe, gli schiavi, gli esperimenti negli ospedali,
per i lager, per i nazisti, per i pazzi che guidano le nazioni,
per le bugie, le manipolazioni, per la nostra credulità, per la fragilità,
per i sacrifici di pecore donne bambini innocenti,
per i soldati uccisi per i soldati che uccidono.
Chiedici scusa, chiedici scusa, mi senti?
Per le guerre di religione, per le guerre della Chiesa, per le crociate,
per l’Inquisizione, per le guerre di conquista, per le guerre di confine,
per le guerre di vendetta, per le guerre di potere, per le guerre per la libertà,
per le guerre per un mondo migliore, per la democrazia, per un ideale,
per le guerre perché il vicino ci ha rubato un maiale,
per le guerre di giustizia, per le guerre per errore,
per le guerre per fermare le guerre.
Per l’inferno che ci prometti dopo la morte e l’inferno in cui ci costringi durante la vita.
Chiedici scusa chiedici scusa
Noi siamo incolpevoli, noi siamo le vittime:
assassini e assassinati tutti condannati
dal destino che ci hai assegnato.
Chiedici scusa anche per Cristo
picchiato, torturato, abbandonato
Chiedigli scusa povero figlio disperato.
Il mondo è un inferno.
Chiedici scusa in eterno.

Ci sono amori veri
fatti di ascolto, di calore, di presenza
di partecipare, di mani da intrecciare.
E amori per interposto amore
fatti di cortesie, di regali istituzionali
di servizi: ti preparo qualcosa da mangiare,
lascia, lavo io i piatti
ti accompagno con la macchina,
stiro io, spazzo io, pago io.
Sono i più diffusi, sono dei surrogati.
Sono fonte di dolore.
E’ come se invece di regalarmi un fiore
mi portassi dal notaio per intestarmi
un negozio di fioraio.

Compleanno
La parte minore del mio cuore
sobbalza se cade una foglia
fa attenzione a ogni battito di ciglia
sta sempre molto attenta, come ogni essere inferiore.
La parte minore del mio cuore
porta pantofole di feltro
dorme in posizione fetale
chiude tutto a chiave
liscia continuamente con le mani le pieghine della tovaglia
ha paura a scendere in garage
ha due sottopentole di paglia.
Piange senza un suono
ha paura del tuono
ha danzato in totale tre ore
ha il passo incerto di un malato
o di un marinaio con una sua marea interiore.
La parte minore del mio cuore
non ha niente di cui vantarsi
non visita le grotte
non sa disegnare
il suo vestito attuale è un grembiale.
La parte minore del mio cuore è malata
andrebbe curata
ma è troppo marginale anche per il suo male.
Quando si vuole ammazzare
attacca il ferro e si mette a stirare.
Ha l’orologio della cresima
spazza la strada davanti al cancello
ha sempre paura di perdere la borsetta
non si è accorta che intanto ha perduto se stessa.
I contatti con gli altri sono piccoli urti in coda alla Posta
niente di più, mai niente di cercato apposta.
Non ha cani, non ha gatti
qualche volta un po’ di formiche, in cucina
non sa bloccare le imposte quando c’è vento forte
ha smesso di aspettare
(che cosa? Così, tutto, in generale)
non mette abiti con le maniche corte
da quando aveva sei anni porta gli occhiali.
Non ha figli
non ha appigli
soffre di mal di testa.
Il giorno più bello è la sua festa
arrivano un po’ di auguri, c’è qualche canto
le chiedono cosa vuole per regalo
Vorrebbe una risposta:
“si prosciugherà mai,” domanda,” la pozza del mio pianto?”
(*) A me piace questa Zuana (e le altre Zuane dentro ogni Zuana che finora ho conosciuto nei versi) e dunque continuerò a proporvela fino a che mi arrivano, per vie traverse e misteriose, i suoi versi. (db)

Redazione
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